Aa.Vv., Architettura, Arte e Teologia. Il simbolismo della luce nello spazio liturgico, (a c. di J. Farabegoli e N. Valentini), Pazzini Editore, Villa Verucchio 2013, 184 pp., 25 Euro.
La luce, nella sua duplice accezione di matrice generatrice dello spazio e dei suoi luoghi, ma anche di metafora della divina Presenza, si offre quale simbolo privilegiato per un dialogo fecondo tra architettura e teologia.
Entrare in una chiesa vuol dire lasciarsi sorprendere da una luce altra: una luce che, “guidata” dall’architettura e dalle arti sacre, rischiara il buio originario degli spazi interni, facendo sperimentare una luce che è trionfo sull’oscurità. Uscire dalle tenebre per entrare nella luce è ciò cui siamo chiamati, infatti: «Se eravate tenebra ora siete luce» (Ef 5,8). In modo assai eloquente il rito di dedicazione della chiesa recita: «L’illuminazione della chiesa significa che della luce di Cristo brilla la Chiesa e per mezzo di essa tutta la famiglia umana».
Lo spazio della celebrazione eucaristica rappresenta l’eccellenza più alta di questa epifania luminosa. Qui l’architettura, mostrandosi quale apertura verso l’infinita e feconda bellezza di una luce di verità, si fa “teologia” dello spazio, per essere luogo d’incontro in cui la comunità partecipa attivamente ad una rinnovata manifestazione del mistero pasquale attraverso la presenza viva del corpo eucaristico.
(dalla Prefazione di N. Valentini)